Un giorno di questi, Zi ‘Ntonio un anziano che vive qui da tanti anni, mi raccontò che la sera di S. Silvestro partiva da San Mauro una comitiva (per lo più persone bisognose) fornita di lunghe bisacce e di rudimentali strumenti musicali quali “tricchebballacche“ , “u putipù“ , e con l’accompagnamento costituito dal soffio in un’anfora.
La sera di San Silvestro, questa comitiva si fermava in ogni famiglia ed entrando in casa, il capobanda a gran voce diceva il nome di tutti i componenti a partire dal capofamiglia, il coro, ad ogni nome pronunciato, rispondeva:
“AMEN”.
Al termine di questo ossequio particolare il padrone di casa offriva, in un cesto di vimini, “i viscuott” (taralli) mentre la moglie donava pasta, fagioli, olio, vino e anche un pezzo di lardo secco.
Quando ritornava al punto di partenza, la compagnia procedeva a dividere il ricavato.
Ma chiedendo a mio padre, come si festeggiava una volta la sera di San Silvestro, mi raccontò che si facevano anche canti e scenette varie che venivano eseguite casa per casa.
In poche parole, la sera di San Silvestro si riuniva un gruppo di giovani del posto e che andava, appunto, casa per casa a chiedere l’umberto, cioè cercare di farsi dare qualcosa da mangiare dalle persone a cui si andava a bussare alla porta.
Quando si veniva accolti in casa si cantava una “canzoncina “.
Naturalmente, a quei tempi c’era la carestia e tanta gente non si poteva permette di mangiare il maiale, e quindi era un modo per guadagnarsi un pò di cibo più prelibato da mangiare con la famiglia la sera di San Silvestro.
Poi c’era anche un’altra canzone che veniva cantata la sera di San Silvestro e si intitolava “L’anno vecchio“.
Mi raccontava spesso la mia mamma, quando io ero ancora una bambina, che la sera di San Silvestro, a Borgo San Mauro c’era l’usanza di buttare dalla finestra o dal balcone tutti i cocci vecchi ( piatti, bicchieri, ecc.), come simbolo di anno vecchio che tramontava e buon auspicio per il nuovo anno che iniziava.