Pane con lievito madre: profumi e sapori d’altri tempi

Lo sapete che a casa di mia madre c’è ancora un forno a legna dove si cucinava il pane per tutta la famiglia?

Io ricordo ancora il profumo del pane che mia mamma faceva con “u criscit” o lievito madre (un impasto di acqua e farina che si aggiungeva al pane per farlo lievitare).

“U criscit”  in realtà era la cosiddetta pasta acida” o “madre acida” o “lievito madre”, che talvolta si usa ancora oggi nella panificazione al posto del più utilizzato lievito di birra.

Una volta aggiunto questo lievito all’impasto per fare il pane iniziava l’attività dei lieviti che producono il gas (anidride carbonica) facendo aumentare il volume del pane, e dei batteri che invece producevano tutti i composti che permettono al pane di durare a lungo.

A proposito il pane che faceva mia mamma durava circa quindici giorni!! .. ed era sempre buonissimo!!!!, poi anche se dopo dieci, dodici giorni iniziava a indurirsi, bhe! non veniva certo buttato? anzi, era ottimo per farci il pane cotto.

Eh!! quanto pane cotto si mangiava! e  poi aggiungendolo alle verdura o ai legumi ne veniva fuori un piatto povero ma sostanzioso, insomma cibo che si era solito cucinare in tempi antichi.

Comunque, tornando a  mia mamma e al pane che faceva, la sua sveglia suonava alle 4 di mattina, per preparare l’impasto con “u criscit” o lievito madre, che veniva lavorato nella  facciatora  la madia e poi da questo impasto ne ricavava delle belle pagnottelle.

Queste pagnotte venivano messe a lievitare dentro ” i canistr”  (dei cesti di vimini fatti a mano) rivestiti di un panno di cotone che aveva all’interno un pò di farina così la pasta non si attaccava restando asciutta durante la lievitazione.

Questi cesti pieni di pasta di pane con lievito madre venivano coperti da panni di lana, i quali permettevano all’impasto di crescere sia con il calore naturale della lana e  che con il calore che produceva il camino a legna.

Mio padre, nel frattempo che il pane con lievito madre cresceva, iniziava ad accendere il forno a legna, e  quando il forno arrivava a temperatura (non la misurava con il termometro), il mio papà guardava il colore dei mattoni che rivestivano la bocca del forno a legna e quando questi avevano un colore rossastro sapeva che il forno era pronto per cuocere il pane. A questo punto puliva la base del forno dalla cenere con ” ‘u munnolo”  (o fascio di rami e foglie secche di sambuco legate ad un bastone) e poi si infornava le pagnotte di pane lievitate.

Queste pagnotte fatte con pasta madre, venivano infornate con ” ‘a panara ”  (una pala di legno) infarinata,(che serviva appunto per mettere le pagnotte lievitate a cuocere nel forno a legna), in modo che si evitasse di far attaccare la pagnotta di pane alla pala di legno mentre si infornava.

Per avere un pane ben cotto ci si impiegava circa un’ora e mezzo.

Insomma, fare il pane per le nostre nonne e madri era un lavoro veramente molto lungo e faticoso!!! ma, veniva fatto con molta dedizione, come un rito.

Ahh!! Mi sembra ancora di sentire quel profumo meraviglioso di pane fresco appena sfornato!!!!

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