Quand’ero bambino, tanto tempo fà
avevo la tua età ma non vivevo come te….
tu ora hai tutto… io allora niente…
mangiavo zuppe d’orzo e pane cotto
e mi riscaldavo solo col fuoco del camino che, provvido,
serviva anche a cuocer cibi.
Come allora, infatti, mi par di sentire
il profumo invitante dei fagioli
che lentamente sobbollivano
e ancor mi ritorna in bocca
il sapore affumicato della verdura cotta sulla fiamma.
Le scarpe le faceva il calzolaio
ed il cappotto si ereditava dal fratello maggiore.
La frutta era quella di stagione
ma mai matura perchè la si coglieva acerba.
A scuola si andava sempre a piedi
e la cartella era di pezza o di cartone.
Nei banchi di legno pesante e, mai a misura,
sedevamo coi neri grembiuli.
I giocattoli, vuoi sapere quali?
Palle di elastici, bambole di pezza,
monopattini a più cuscinetti.
Le bambole, quelle vere, con cento lire,
si acquistavano solo alla festa del patrono.
Lo stesso prezzo aveva un cavallucio,
di quelli piuttosto piccoli e chiazzati…
la strada era un vero campo giochi…
perchè allora non passavano le auto;
ad Alvignano c’era solo una Balilla nera
targata 222.
Il suo motore era a tutti molto noto
come vivo è ancor’ora il ricordo delle sue alette rosse
che, guizzando dai lati posteriori,
fungevano da frecce.
Le vacanze nessuno mai le faceva
ed esistevano solo perchè c’erano quelle scolastiche.
Le feste, anch’esse sconosciute,
erano solo quelle religiose.
In casa si parlava molto e si giocava spesso con i grandi.
Le notizie del mondo,
le apprendeva dalla radio, chi l’aveva,
o le leggeva, se non era analfabeta,
sul giornale che costava appena venti lire.
Quando fu aperto ad Alvignano il primo cinema,
andarci era un lusso da signori,
proponeva, suscitando commozione,
sempre storie tristi ma senza voce.
Tu oggi ti diverti con l’elettronica
ma non puoi certo capir la gioia antica…
Allor mi mancava tutto quel che hai
in compenso avevo tanto tempo per sognare.