Era da custodire con molta cautela, il calamaio che si possedeva a casa;
l’inchiostro che conteneva era bleu o nero ma esisteva anche quello rosso. In classe, invece, era incorporato al banco che allora era di legno.
Quante punizioni per colpa sua!!
Quante volte, preso di mira da una pallina di carta lanciata da un compagno impertinente, esplodeva con le sue disastrose gocce macchiando visi, quaderni e banchi, suscitando l’ira dell’insegnante e mandando in lacrime “il malcapitato”.
Per fortuna c’era la provvida “carta assorbente”.
Che dire dei pennini!!
Erano di vari tipi: a cavalletto, semplici o a punta piatta per gli esercizi di calligrafia… Già la calligrafia…
Anche quella era una disciplina e si faceva seriamente.
Per scrivere quindi si doveva pensare due volte: per quello che si voleva dire e per la conta dei righi che dovevano contenere vocali e consonanti. Che sfortuna, se la caduta della famosa penna con l’asta di legno provocava la rottura della punta del pennino…
C’era un altro nemico da combattere… “le orecchiette” che inevitabilmente si facevano non solo ai libri e ai quaderni di chi per sfortuna non possedeva la cartella.
La riga era immancabile nel corredo scolastico dell’insegnante ma il suo uso era molto diverso da quello che se ne fa oggi. Oggi essa ha cambiato “look”: è di plastica e viene adoperata sui fogli di disegno allora invece la sua base operativa erano le mani, talvolta infreddolite, poggiate sul banco o il palmo di una manina sfuggente.